La via mistica del Sufismo

Secondo Si Hamza Boubakeur "il Sufismo non è in se stesso né una scuola teologico-giuridica, né uno scisma, né una setta, poiché si pone di sopra da ogni obbedienza. È innanzitutto un metodo islamico di perfezionamento interiore, d'equilibrio, una fonte di fervore profondamente vissuto e gradualmente ascendente.

Lungi dall'essere una innovazione o una via divergente parallela alla pratiche canoniche, è anzitutto una marcia risoluta d'una categoria di anime privilegiate, prese, assetate di Dio mosse dalla scossa della Sua grazie per vivere solo per Lui e grazie a Lui nel quadro della Sua legge meditata, interiorizzata, sperimentata".

Sempre secondo Si Hamza Boubakeur le componenti della dottrina sufi sono l'amore totale per Dio; la gnosi, che superando la conoscenza intellettuale imperfetta e incompleta unisce direttamente il sufi al divino, per ciò la certezza della Sua esistenza e dell'impossibilità di capirLo con le sole forze umane; il raggiungimento della conoscenza intuitiva; l'ascesa mistica attraverso una serie di stati e di stazioni, integrati dalla rammemorazione e dall'estasi.

Il cammino che il sufi compie si svolge in dieci tappe, ognuna delle quali ha dieci stadi di apprendimento-comprensione, per un totale quindi di termini-rappresentazioni rammemoranti il filo del cammino da compiere. Ognuno ha corrispondenti versetti coranici a illuminarne i valori. In questo cammino il sufi raggiunge sette gradi sottili emblematicamente corrispondenti - secondo la descrizione di Simnani - a sette grandi profeti.
Le dieci tappe sono: inizi, porte, comportamenti, costumi virtuosi, principi, valli, stati mistici, santità, realtà, dimore supreme.

 

I sette gradi

Nell'arco di discesa, dal macrocosmo al microcosmo, dal divino all'anima, sono l'essenza divina, la natura divina, il mondo dell'informale, il mondo dell'immaginale, il mondo della percezione spirituale, il mondo delle forme, il mondo della natura e dell'essere umano.
Nell'arco di ascesa, quello che compie il sufi per giungere dal sé a Dio, i sette gradi evolutivi sono emblematizzati da sette profeti e dalle relative descrizioni del Santo Corano. La matrice del corpo, nell'acquisizione di una matrice embrionale d'una forma nuova non fisica, è rappresentata da Adamo.
Il secondo grado (senso vitale) corrisponde all'anima animale, o psiche, terreno di lotte quali provò Noè nei confronti del suo popolo.
Il terzo grado (il cuore) è quello del cuore spirituale, perla all'interno della conchiglia, comprensione del sé autentico allo stato embrionale. Questo sé spirituale è simbolizzato da Abramo, poiché Abramo era l'intimo di Dio.
Il quarto grado (il limite del sovracconscio) è il Segreto, il punto del sovracconscio, dei monologhi spirituali quali quelli di Mosè.
Il quinto grado (lo spirito) è un raggiungimento nobile della spiritualità, quale alterità divina, ed è il Davide dell'essere.
Il sesto grado (l'ispirazione) è appunto l'accoglimento in sé dell'ispirazione, ed è simbolizzato da Gesù, perché fu Gesù che annunciò il Nome.
Il settimo grado (la Verità), quello dell'ultimo organo sottile, attivato alla fine di questo percorso, corrisponde al centro divino dell'Essere, al Sigillo eterno, alla realtà trascendente e immanente di ogni essere umano, ed è simbolizzato dal Profeta Maometto (S.a.S.), poiché egli fu il Sigillo della Profezia.

 

I sette colori

Ognuna di queste sette tappe del viaggio ha il suo relativo colore che corrisponde al colore della luce che durante il dhikr il sufi a volte vede. I sette colori sono, a partire dalla base: nero grigio, azzurro, rosso, bianco, giallo, nero luce, verde smeraldo.

 

I sette simboli

I sette gradi hanno relativi simboli, il cui studio e la cui elaborazione nel corso delle sedute ne aiuta la comprensione: suono, luce, numero (geometria, costruzione, sezione aurea), lettera (significati segreti dei nomi, costruzione grammaticale), parola (dhikr, Nomi di Dio, Santo Corano), simbolo, ritmo e simmetria.

Tuttavia, questa descrizione sommaria è imperfetta e limitata. Descrivere il viaggio per tappe e gradi non è rendere il vissuto e la sua attualizzazione. Si ricorre allora ad altri termini, per designare una realtà psichica acquisita: stati, stazioni, presenze.

 

Ahl (pl. ahwâl).

Momenti cardine, transitori.Per metafora si può descrivere così: "Il terreno che viene urtato dal suono è egli stesso movimento ondulatorio. L'onda è il metro, il ritmo nasce dalle combinazione dei toni su questa onda [...]. I toni si ripartiscono sulla misura, regolare o non regolare; possono riempirla succedendosi con rapidità, o al contrario lasciare vuoti vasti intervalli. A volte si affastellano, a volte si distanziano [...]. In ragione di questa libertà di ripartizione e di innescamento, i toni possono dare alla forma di base, costantemente sinuosa, un profilo nobile, differente di continuo [...]. Questi giochi del tono sull'onda sonora, questo modellarsi della sostanza dell'onda, la coincidenza e l'opposizione delle due componenti, la loro tensione reciproca e l'adattamento continuo degli uni negli altri, ecco ciò che chiamiamo, in musica, il ritmo. La ripetizione dei toni ha un doppio obiettivo: soddisfare l'esigenza della simmetria che pretende d'essere compiuta, e giocare il ruolo di collegamento nella catena d'amplificazione. Gli stati spirituali e i toni in musica, che costituiscono qualità variabili e non permanenti che pretendono un incontro, o un luogo, in cui scendere per modificare il ritmo, trovano un'espressione simbolica nelle opere d'arte dell'uomo".
Lo stato spirituale è a sua volta complementare del momento d'incontro e dell'inverso della stabilità. Traduce una molteplicità d'emozioni indescrivibili, unitarie, la cui sede è l'anima; è mutevole e permanente insieme, poiché la ricerca è lotta ma il misticismo è quiete.

 

Maqâm (pl. maqâmat)

Stazioni spirituali, sono conquiste definitivamente acquisite. Hanno al contempo un atteggiamento attivo e uno passivo: introiezione/dilatazione; unione/separazione; sobrietà/ubriachezza; annientamento/sussistenza totale; presenza/assenza. Nel mondo ma non del mondo.

 

Hadrat

Le presenze. Come esempio le plurime realtà della calligrafia. È l'essere, completo, âlInsân âlKâmil.

 

Testo del prof. Gabriele Mandel Khan (possa il suo Segreto essere santificato)
Khalifa dell'Ordine sufi Jerrahi Halveti per l'Italia fino al 2010

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